La Casa - John Dickson Carr

La Casa - John Dickson Carr

Intrigo tra le mura
La Casa è il penultimo romanzo (anno, 1971) dello scrittore americano John Dickson Carr (Uniontown, Pennsylvania, 1897 – New York, 1997), che a buon diritto può essere considerato come un’indiscussone icona del genere giallo-poliziesco.
E’ difatti un giallo. Un gran bel giallo. Ci sono indizi sparsi per le pagine, ben costruite e caratterizzate da una fluidità di linguaggio ed una capacità descrittiva tale, da lasciar bene intendere il “consumato” mestiere dell’autore.
La storia ruota intorno ad una casa, Delys Hall, che il Commdoro Hobart nel 1883 letteralmente trasportò dall’Inghilterra a New Orleans. Si trattava di una grandiosa casa in stile vittoriano che l’eccentrico ufficiale di marina prelevò mattone su mattone per farla ricostruire intermente all’interno di una sua proprietà in America. All’interno di questa casa, si vociferava, che fosse nascosta una grossa quantità di oro. Da qui la ricerca di quell’oro che tra strane morti avvenute anni prima e strani avvenimenti più attuali, conduce l’appassionato lettore sino allo sconvolgente ed inaspettato finale in puro stile giallo.


Splendidi i dialoghi. Perfetta la macchina narrativa che, in un perfetto gioco di anticipazioni e scoperte, riesce a mantenere viva l’attenzione del lettore che a poco a poco, finisce con il divenire anch’egli un personaggio della storia, avendo a disposizione tutti gli elementi – generosamente profusi dall’autore – per poter risolvere al meglio il mistero.


Probabilmente alcune pagine risultano troppo prolisse o alcuni dialoghi tra i personaggi alla lunga tradiscono una certa stanchezza, ma il complesso che ne deriva e così piacevole e divertente da lasciar perdonare, all’autore, anche il piccolo peccato veniale di una, probabilmente, non troppo velata autocelebrazione, in tutti i riferimenti che, in effetti, ci sono ai romanzi gialli e polizieschi, all’interno del testo narrativo.
Carr dimostra davvero una straordinaria maturità nel tratteggiare uno per uno i personaggi di questo racconto. Nessuno di essi e solo accennato: tutti sono psicologicamente delineati, al punto che senza ognuno di essi, acquista una dimensione tale da imporsi sulla scena della vicenda con il proprio carattere, le proprie debolezze ed il proprio contributo alla storia. Su tutti, senza dubbio, spiccano Jeff e lo zio di questi, Gil, procuratore distrettuale, che alla fine dirige le indagini, portandole a compimento dimostrando un acume tipico dei grandi detective dell’universo giallo.
In definitiva un romanzo forse troppo conosciuto, ma che va assolutamente letto per la agilità narrativa, per la pulizia del linguaggio e per l’assoluta perfezione del canovaccio giallo che, lungi dall’essere prevedibile, riesce a sorprendere il lettore proprio perché, nel lungo finale tutti i tasselli sparsi, qua a là, lungo le pagine prendono magicamente posto nel puzzle che compone il viso del micidiale assassino.
Un’ultima notazione va alla presentazione del libro, senza dubbio imprecisa, fatta dalla Mondatori, nell’ultima pagina di copertina dell’edizione Oscar Scrittori del novecento, n. 1920.
Si legge testualmente:
Louisiana, 1927. Una pessima fama circonda la dimora che il commodoro Hobart, defunto miliardario con la passione per i tesori nascosti, si è fatto costruire tra le paludi di New Orleans: nientemeno che un immenso castello inglese di epoca Tudor trasportato direttamente dal Vecchio Continente. Comunque sia, David e Serena Hobart, nipoti ed eredi del commodoro, non si fanno intimorire da dicerie e credenze, né tanto meno da storie di fantasmi e presenze sovrannaturali, e decidono di riaprire il maniero per cercare un antico tesoro di pirati che Hobart vi avrebbe nascosto. Non sanno che la notte che trascorreranno tra quelle mura sinistre sarà molto, molto lunga... Nel suo penultimo romanzo, pubblicato nel 1971, John Dickson Carr fonde antiche leggende e nuovo gusto horror trasferendo l'atmosfera dei racconti gotici inglesi nelle terrificanti ambientazioni del Sud degli Stati Uniti, e dà vita a uno dei suoi libri più intensi e a uno dei misteri più geniali della storia della letteratura gialla.
Praticamente l’eccezionale romanzo giallo/poliziesco viene presentato come un horror gotico che, pur essendo un genere avvincente ed appassionante, nulla ha a che vedere con l’esercizio di stile “giallo” di Carr, che proprio in questo romanzo raggiunge i massimi apici.
E sul sottile, malriuscito, tentativo di ricondurre questo splendido romanzo ad un horror, si innesta anche la scelta della copertina, sempre operata da Mondadori. Come sopra può ben vedersi, è fin troppo chiaro che, chi abbia scelto la copertina con cui identificare il libro abbia forzatamente cercato di suscitare l’idea di un fantasma o chissà quali sinistri elementi che, si ripete, ne romanzo sono assolutamente assenti, essendo il racconto una bellissima storia gialla, degna finanche di essere rappresentata sul grande schermo.


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