La Chimera - Sebastiano Vassalli

La Chimera - Sebastiano Vassalli
in questo post ci potrebbero essere anticipazioni sulla trama


Strega per Caso
"La chimera" di Sebastiano Vassalli, è stato definito "un pezzo di rara bravura", e lo è davvero. Avvincente e tetro come "Il nome della rosa", preciso e dettagliato come "I promessi sposi" è un romanzo abbastanza lungo che però si legge con vivo interesse dalla prima pagina, sino all'ultima.
E' un romanzo storico. Dove la storia si fonda con l'invenzione e l'invenzione serve a colmare le lacune che la tradizione ha prodotto. Il periodo in cui è ambientato il romanzo è quello della controriforma (fine XVI secolo inizi del XVII), i luoghi sono le valli del Piemonte, la bassa.
«La notte tra il 16 e il 17 gennaio, giorno di Sant'Antonio Abate, mani ignote deposero sul torno, un neonato di sesso femminile, scuro d'occhi e di capelli».
 Inizia così la storia di Antonia Spagnolini (il cognome le fu dato insieme con il battesimo, inventandolo dall'aspetto fisico della bambina), che poi diverrà - suo malgrado - la strega di Zardino, "la stria". Antonia visse per circa 10 anni nel convento, in qualità di esposta, una sorta di figlia del peccato. Malgrado gli stenti e le costrizioni religiose, inasprite dalla nomina a vescovo di Carlo Bascapé, uomo fanatico e avvelenato di carattere, in quanto inviso anche al potente clero romano, Antonia crebbe bella di aspetto e fervente nello spirito: nemmeno l'incontro con Rosalina, un'esposta più grande, riuscì a minare profondamente le certezze su cui Antonia andava costruendo la sua esistenza. Fu poi, una grossa sorpresa per lei essere adottata da una famiglia abbastanza agiata di Zardino, i coniugi Nidasio. Durante il viaggio che da Novara la portava a Zardino, Antonia ebbe modo di conoscere altri aspetti del mondo: le risaie, il Monte Rosa, le pianure, paesaggi in cui si muovevano figure appartenute al passato della nostra terra, oggi dimenticate, i risaroli, i camminanti, banditi mitizzati, i boia, gli scemi dei villaggi, i "quistoni" (i falsi preti), i vicini di casa pettegoli ed invidiosi. E l'invidia giocò un ruolo determinante per le sorti di Antonia. La sua bellezza, la sua grazia, la sua bontà d'animo e la predisposizione ad aiutare il prossimo, vennero viste come opera del Diavolo e tutto iniziò a precipitare quando Biagio, lo scemo del villaggio, invaghitosi della bella Antonia iniziò a diventare irascibile e scostante. Poi vi fu l'incontro fortuito di Antonia con Bertolino d'Oltrepò, pittore di edicole votive, che la ritrasse in veste di Madonna in un'edicola votiva vicino il paese, perchè abbagliato di un qualcosa che nell'originale modella andava per forza a svanire, la giovinezza. Diventò quindi, nel tempo, una sorta di firma riconoscibile di Bertolino d'Oltrepò, l'immagine di una Madonna mora con un neo sul labbro superiore. Ci fu poi l'incontro con "il tosetto", Gasparo, di cui Antonia si innamorò e per cui era solita uscire di casa la sera tardi per incontrarlo. Ed una carestia, la penuria d'acqua, le morie di bestie e di infanti vengono tutte giustificate dalla superstizione popolana, con la presenza in paese di una strega. Così "le voci delle stalle" suscitano timori e risvegliano le mai sopite del tutto superstizioni ed Antonia si accorge che accanto a se si fa il vuoto. Quando poi viene sorpresa nelle sue fughe d'amore notturne, la gente di paese si convince che partecipa al Sabba (la riunione delle streghe). Da qui scatta la denuncia e quindi il processo, l'inquisizione, le torture, i testimoni falsi ed invidiosi, la condanna ed il rogo.
Tuttavia, la sincerità e la bontà della ricerca condotta dall'autore impongono di svelare quelli che sono i veri motivi della condanna di Antonia. Antonia viene condannata perchè c'è, nel Tribunale del Sant'Uffizio di Novara, bisogno di certezza. Si ha bisogno di portare a termine il processo alla strega perché lo stesso tribunale possa rivendicare la propria autonomia nei confronti del vescovo Bescapè e nei confronti di Roma.
E' quindi il desiderio di potere che paralizza i sensi dell'inquisitore Manini, che lo fa apparire bigotto, infido e spregevole; che gli fa ignorare la testimonianza, per altro attendibile, di un funzionario spagnolo che sapeva della tresca tra Antonia e Gasparo e che quindi poteva testimoniare sulla vera destinazione delle fughe notturne di Antonia.
La Chiesa di questi secoli non esce bene dal romanzo. Quello che dispiace di più è che ciò è la verità. 
Sconcerta l'ipocrisia della Santa Inquisizione che non condanna a morte direttamente, ma consegna l'imputata al Braccio secolare - la giustizia dello stato - ed è questo che emette la vera e propria condanna a morte, già decisa però dalla Chiesa. Come se la Chiesa del tempo, di fronte alla condanna a morte di una strega, si lavasse le mani come fece Pilato ai tempi di Gesù.
Sconcerta, inoltre, la figura di Don Teresio prete fanatico e rigido con chiare tendenze alla crudeltà. Non è difficile immaginare come gran parte dei preti siano stati così simili a lui.
Tra gli altri personaggi della storia meritano un cenno i coniugi Nidasio, che adottano Antonia, che la crescono come una figlia, che assitono impotenti alla sua condanna e che inesorabilmente finiranno in rovina in quanto dovranno poi pagare tutte le spese processuali.
Da ricordare anche Biagio definito stupido e trattato come animale, anche dalla chiesa che gli ha rifiutato i sacramenti perchè diverso. Biagio troverà in Antonia uno stimolo per rompere le catene della diversità in cui l'ambiente lo ha costretto.
L'autore di questo romanzo storico, Sebastiano Vassalli, compare palesemente nella parte introduttiva - premessa - e in quella finale - congedo -. Per il resto si limita a presentare le risultanze delle ricerche, gli atti del processo a carico della strega e a colmare con la sensibilià di un grande romanziere quelle parti non verbalizzate: gli stati d'animo dei testimoni, i probabili dialoghi, i pensieri della stessa Antonia. Più di una volta riusciamo a capire il carattere di Antonia proprio grazie all'autore che discretamente si insinua nella storia dando voce e pensieri a ciò che, altrimenti, resterebbe solo un'intuizione. Pur nella gravità del tema trattato l'autore non si abbandona mai ad una aperta ed aspra polemica con i metodi usati dalla chiesa, ma incarna in pieno il ruolo dello storico, cioè quello di un narratore, un cronista, di fatti basati su dati reali. Lo stile usato è semplice, mai prolisso nè pesante. Malgrado la lunghezza, sono circa 400 pagine (nella versione economica), la lettura scorre piacevolmente, grazie anche alla divisione in 30 capitoli titolati.
La chiesa, quindi, non ne esce bene. Non esce bene perchè ci viene presentata, non artatamente, come cinica, bigotta, esosa, alla ricerca di oboli, donatici, regalie in cambio di perenni indulgenze. E' qui, che senza nemmeno nominarlo direttamente, l'autore colloca il nodo storico centrale di tutta la vicenda, di cui anche la storia di Antonia è solo una conseguenza eventuale ma benvenuta, il problema della controriforma. Ed ecco che i Luterani diventano diavoli ed ad Antonia che, sempre a causa della sua "Diabolica" bellezza, viene notata da un Lanzo (soldato tedesco di religione luterana) e invitata a ballare, viene vietato a tempo indeterminato l'accesso in chiesa e ai sacramenti. Gli ideali del perdono, della carità cristiana, della fede sono qui sfumati tutti nell'affannosa ricerca di sedare la sete di odio per lungo tempo repressa nel Sant'Uffizio di Novara. In questa storia non è la Chiesa che perdona, che conforta e che cerca di redimere, no. E non è un caso, non può essere solo un caso o una coincidenza che l'unico sentimento di pietà, di dolcezza e di rispetto verso Antonia, viene proprio dall'uomo chiamato da Milano per ucciderla, il boia Bernando Sasso. Nelle sue parole si concentra un altissimo momento drammatico di tutta la storia:
«Dio mi vede e mi giudica. Bruciare vivi è la morte più orrenda che ci sia e io non credo di togliere nulla alla pena che i giudici hanno stabilito per la strega togliendole un poco di quella capacità di intendere che è anche capacità di soffrire».
Ordina quindi un veleno che farà bere ad Antonia prima dell'esecuzione. E così tra le luci del rogo, gli eccessi d'odio delle genti ed i fuochi d'artificio si consuma la storia di Antonia, strega di Zardino, Madonna di Bertolino, ragazza bellissima.
Un romanzo bello, coinvolgente, da leggere e rileggere per riflettere sul nostro futuro in cui c'è - come dice l'autore - troppo rumore, un'occasione unica ed importante, inoltre, per ricordare le colpe ed i delitti dell'umanità.
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Titolo: La chimera
Autore: Sebastiano Vassali
Editore: Einaudi
Collana: Einaudi tascabili. Scrittori
Data di Pubblicazione: 2005
ISBN: 8806172743
ISBN-13: 9788806172749
Pagine: 308
Tag: Narrativa contemporanea
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