Memoria - Howard Phillips Lovecraft

Tutti i racconti (1897 - 1922) - Howard Phillips Lovecraft
Delicato
Due pagine di rara delicatezza, un modo di scrivere che, nell’età matura, verrà abbandonato dall’autore, per ricercare l’assoluto predominio delle immagini visionarie sulle considerazione puramente e meramente esteriorizzanti. In queste pochissime righe è condensata, tutta, la delicatissima essenza che si respira in “Memoria”, racconto di Howard Phillips Lovecraft del 1919. Scritto da un Lovecraft poco meno che trentenne, il racconto – pur nella sua estrema brevità – narra una storia ben precisa. La storia di un mondo sospeso. In una dimensione che c’è e non esiste allo stesso tempo, in gioco di opposti che sarà, poi, una costante della narrativa orrorifica del "Solitario di Providence". Un mondo popolato da demoni, geni, illuminato da una luna maligna, i cui raggi però non riescono a penetrare laddove 
“si aggirano figure che è meglio non guardare e non incontrare mai”.
La narrazione continua in maniera minuziosa ma per nulla noiosa. Lovecraft riesce, nella forsennata ricerca delle parole più giuste e più d’effetto a creare una sensazione dinamica, come se la scena descritta, improvvisamente, prendesse corpo e figura e, come film, si dipanasse innanzi al lettore. Che abile “regista”, quindi, dimostra di essere Lovecraft che con la sua “penna-cinepresa” riesce a cogliere gli aspetti più terrificanti anche nelle situazioni che, a prima vista, appaiono normali. E così, nella lettura delle brevi pagine, le parole davanti agli occhi si sciolgono, lasciando il posto alla vista dei fumosi e terrificanti paesaggi descritti, con abile mano, dall’autore. Si striscia, quasi, con lo sguardo, a pochi centimetri dal terreno, si sfiorano le 
"enormi pietre"
cadute dalle
"possenti mura"
Si respira l’odioso tanfo mortale del limaccioso fiume Than. E di colpo, si ode una voce. Una voce che è un’eco lontana. Poi vicina. Una voce che sembra venire da ogni dove. E l’oscuro dialogo che getta una luce sul tragico epilogo racchiuso nell’atrocità delle poche pagine. Un epilogo in cui le creature che costruirono le possenti mura compirono imprese che, innanzi alla Memoria (il Demone della Valle), durarono un attimo. In questo passo del dialogo, in queste poche parole è forte e tangibile l’influenza che Hodgson ebbe su Lovecraft:
"Non so più quali fossero le loro imprese perché durarono un attimo".
Sembra un richiamo, un accenno, una oscura rimembranza, a La Casa sull’abisso, quando il protagonista assiste impotente dalla sua finestra al trascorrere delle ere del mondo. Un vorticoso susseguirsi di albe e tramonti. Giorni che durano lo spazio di un respiro e polvere, polvere che si accumula sull’abisso e su ogni cosa e lascia posto solo all’eterna memoria.
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Il racconto Memoria è contenuto nell'antologia edita da Mondadori, Lovecraft Tutti i Racconti 1897 - 1922, nella collana "Oscar scrittori del Novecento", n. 1839, a cura di Giuseppe Lippi.
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ISBN: 88-04-55703-6
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