Il prete malvagio - Howard Phillips Lovecraft

Tutti i racconti (1931 - 1936) - Howard Phillips Lovecraft

Una Piccola Perla Preziosa
Il prete malvagio è un racconto breve di Howard Phillips Lovecraft scritto nel 1933, ma che venne pubblicato - postumo - solo nel 1939. In una lettera che lo stesso Lovecraft scrisse all'amico Clark Ashton Smith la sera del 22 ottobre 1933 si legge:
"Qualche mese fa ho sognato un prete malvagio che viveva in una soffitta piena di libri proibiti, e di come scambiasse la sua personalità con quella di un forestiero. Fra' Bernardus di West Sokan insiste perchè ne faccia un racconto" (lettere selezionate, Voume IV, pagg. 289-290).
Fra' Bernardus, menzionato dal solitario di Prividence nella lettera all'amico, era un corrispondente di Lovecraft a cui l'autore aveva inviato una missiva in cui raccontava minuziosamente l'avvenuto sogno (o incubo?). Lovecraft, tuttavia, non scrisse mai questo racconto in quanto la morte lo colse il 18 marzo del 1937.
Dopo la morte di Lovecraft, Bernard Austin Dwyer, il citato Fra' Bernardus, ricopiò fedelmente la parte della lettera che riguardava il sogno e la inviò alla rivista Weird Tales che la pubblicò come se fosse un vero e proprio racconto scritto, con tale intento, dall'eccelso Lovecraft.
La lettera-racconto è quindi entrata a far parte - a buon diritto - della produzione letteraria dell'autore americano, rappresentando non solo un esempio di bellezza ed immediatezza descrittiva tipiche dell'autore, ma anche un piccolo concentrato delle tematiche in cui spadroneggia Lovecraft. E per tale motivo, il breve saggio, rappresenta una piccola e preziosa perla del vastissimo panorama letterario dell'autore.
Il racconto è breve, circa 4 pagine e mezza, nella versione edita da Mondadori ed inserita nella raccolta "Tutti i Racconti 1931 - 1936". In queste brevi pagine, tuttavia, sono presenti gran parte delle tematiche più care all'autore. Sin da subito il lettore è scagliato, con la tragica violenza di incubo ad occhi aperti, nel centro della scena e sembra quasi di udire l'oscuro sussurro pronunciato dall'uomo barbuto, che tende ad avvertire il protagonista senza nome dei pericoli che potrebbe correrre nella oscura soffitta abitata da "lui".
Subito, quindi, possono isolarsi alcuni elementi tipici e ricorrenti nella produzione lovecraftiana: il luogo misterioso; un oscuro pericolo, innominabile e innominato; i personaggi non identificati per amplificare ancora di più attorno ad essi, l'alone di mistero; il linguaggio scorrevole e tremendamente preciso che sembra una cinepresa sulla scena capace, però, di trasformare in parole ciò che viene inquadrato dall'obiettivo. Ma ci sono, anche, i libri misteriosi, (argomento tra i più cari a Lovecraft) che vengono bruciati nel camino. Ed ancora gli oggetti misteriosi (la scatola sul tavolo e la torcia in mano all'io narrante della storia). Ed il finale nel puro e semplice stile delle migliori produzioni d'orrore di quel periodo.
La storia è raccontata in prima persona e ciò, unito alla circostanza che il protagonista non ha nome, consente e permette al lettore di sostituirsi allo stesso e di percepire sulle proprie ossa i brividi di mortale paura che attanagliano il protagonista alla vista del
"ghigno da lupo sulla faccia scura e dalle labbra sottili".
Malgrado, come si diceva, la brevità del racconto, la scena descritta è fitta e ricca di particolari. Ogni parola è al posto giusto e - non dimentichiamolo - trattandosi di una lettera, il linguaggio che ne risulta è ancor di più arricchito da una stupenda nota di immediatezza. Una lettera, in fondo, cos'è se non il racconto scritto e pensato al solo uso e consumo di una sola persona, il destinatario?
La trama non è il caso di svelarla. Qui è opportuno dire che ha in tutto e per tutto i connotati di una classica storia di fantasmi. In cui uno spirito immondo e senza pace è costretto a compiere il medesimo gesto, che lo ha reso dannato, sino a che qualcuno non lo liberi intervenendo .
Il racconto, seppur breve, fa paura. Fa paura perchè parla di dimensioni ignote. La soffitta diventa la stanza di tutti. La stanza in cui si lavora. In cui si vive. Si mangia o si dorme. La soffitta, così come si era detto riguardo la Casa sull'abisso di Hodgson, è il non luogo per eccellenza il luogo certo ed incerto. Il luogo in cui le paure di ognuno prendono il sopravvento e l'intimo malvagio dell'essere ci trasforma - come nello splendido finale del racconto - nel mostro da cui cercavamo di sfuggire.
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Il racconto Il Prete Malvagio è contenuto nell'antologia edita da Mondadori, Lovecraft Tutti i Racconti 1931 - 1936, nella collana "Oscar Varia", n. 1238, a cura di Giuseppe Lippi.

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ISBN: 88-04-45560-8
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