Giro di vite - Henry James

Giro di vite - Henry James

Una spirale che si conficca nella mente
Una storia di fantasmi in piena regola. Paura e terrore dosati con mano magistrale dall’autore che crea, così, un racconto semplicemente spaventoso in perfetta assonanza con la tradizione gotica.Giro di Vite, è la storia di due bambini (Flora e Miles), e già la scelta di due giovani protagonisti amplifica i connotati di paura e tensione, in virtù del contrasto che si crea tra la purezza e semplicità – rappresentata dai bambini – e la maligna presenza dei due malvagi fantasmi, che appunto individuano nei due bimbi le loro vittime. Accanto ad essi, vi è la figura della giovane istitutrice chiamata ad educare nel periodo estivo i due bambini. Ed infine è degno di nota anche il personaggio della Sig.ra Groose, governante, attempata che nei modi rassegnati e calmi, mostra di sapere ed accettare più di quanto ammetta essa stessa.
La storia è breve, circa 153 pagine. Ma è ricca di spunti. Di contenuti. Di dialoghi ben costruiti con il linguaggio tipico dell’ottocento. Si percepisce, quasi, in alcuni passi, in alcuni dialoghi, una sorta di attrazione innaturale e quasi morbosa che legherebbe Miles alla giovane istitutrice. Ma tutto ciò è solo accennato. Nulla di esplicito e purtuttavia, resta il dubbio, legittimo, che proprio in quelle circostanze, in quei dialoghi dentro il corpo del piccolo Miles, vi sia l’anima di uno spirito immondo che lo spinge a cose, anche inadatte, per la sua giovane età.
E’ un racconto nero. Che spinge i suoi legami tra il soprannaturale e la più viva realtà. Nulla è eccessivamente enfatizzato e ciò rende ancor di più reale ciò che da James viene raccontato.
Perfetta, apprezzabile e di sicuro impatto è la scelta dell’autore di dare un prologo alla storia, in cui un gruppo di persone innanzi ad un camino, passa il tempo racontando storie di fantasmi. Viene quasi istintivo un breve parallelismo con gli incontri che si tennero a Villa Deodati in Svizzera nella fine primavera del 1816, e da cui ebbero origine alcune delle migliori produzioni horror che la letteratura mondiale abbia mai conosciuto, su tutte il Frankestein di Mary Shilley ed Il Vampiro di Polidori. Tornando al prologo della storia, è importnate sottolineare come sin da subito l’autore, insista su elementi di orrore e tensione che, da quelle prime pagine, appare palpabile ed evidente. Uno dei personaggi, quindi, per nulla stupito dai racconti sino a quale momento uditi, inizia a raccontare una storia che, a suo dire, ha sentito da un amico, il quale a sua volta l’avrebbe letta da un diario. Si ha quindi una spersonalizzazione dell’io narrante, in virtù di questo triplo passaggio, narratore attuale-narratore precedente-narratore del diario, che consente al lettore di concentrarsi solo ed esclusivamente sulla storia che proprio per questa indole di essere tramandata, assume gli affascinanti connotati della storia troppo interessante per non crederla vera. Un po’ come accade per le leggende metropolitane. Sono storie inverosimili a cui però un po’ tutti, alla fine, vorrebbero credere. E tutto, quindi, si concentra nel motivo di fondo del prologo: cosa ci può essere di più orribile di una storia di fantasmi che coinvolge due bambini?
“che ne direste di due bambini?”.
E da questa semplice, eppure orriile, considerazione si apre la carica emotiva del racconto, che scorre lungo pagine senza mai cadere nelle ripetizioni o negli ostentati elementi horror.
Lo stile narrativo è preciso, coinvolgente e scorrevole. Nessuna parte può definirsi noiosa. Forse – a volte – è un po’ ridondante, specialmente in alcuni dialoghi dove espressioni amplificate e dolcezza ostentata, sembrano rubare qualcosa alla storia. Ma così non è. Questo è, infatti, solo una conseguenza tipica del linguaggio – tipicamente ampolloso – di quel periodo, un linguaggio che a ben vedere, conferisce alla storia di James la giusta collocazione storica, sottolineando ancor di più – proprio ancora una volta per il contrasto che si crea tra i canoni mielosi del linguaggio e le atrocità raccontate – la carica orrorifica che impregna ogni singola pagine. Non si deve, infatti, dimenticare che si tratta, pur sempre, di una vera e propria storia di fantasmi. Fantasmi cattivi. Sorprende e non poco, tuttavia, il coraggio e la intelligenza, messa in luce dalla giovane istitutrice che per nulla spaventata dalla sinistre apparizione (o comunque poco spaventata dalle stesse) non esita ad interrogarsi, a chiedere, finanche a mettere sotto torchio la Sig.ra Groose, al fine di sapere la atroce verità che si sta, comunque, dipananado innanzi ai suoi occhi. Di notevole levatura narrativa sono le parti in cui, con un’abilità che può ben definirsi gotica, James descrive le sinistre apparizioni degli spettri e le, cupe, ripercussioni che essi hanno sui protagonisti della storia.
Tutti i personaggi, come sopra accennato, malgrado le poche pagine del racconto, sono tratteggiati ciascuno con i propri elementi psicologici e con il loro spessore, al punto che non sarà affatto difficile riconoscerli nei dialoghi loro attribuiti.
Sullo sfondo di questa orrorifica vicenda, ci sta, in puro ossequi alle mode del tempo, una storia d’amore. Stria d’amore platonico tra la giovane istitutrice e lo zio dei bimbi. Una storia di lettere e sospiri e pensieri e promesse mai fatte. Una storia evanescente e fatua come il più ingenuo dei sogni. Ed, ancora una volta, la dimensione pseudo onirica di questa storia d’amore, stride, contrasta ma ben si incastra con la storia di fantasmi che domina l’intero racconto. Un gioco degli opposti, quindi, che attrae e coinvolge. Allontana e cattura.
Un ultima notazione il titolo “Giro di vite”. Non è facile spiegarlo. Nel prologo si avverte la sensazione che con tale termine ci si riferisca ad una sorte di iperbole drammatica. Un qualcosa che penetra – proprio come fa la vite nel legno – e scava. Che si innesta nella mente. Procurando le giuste dimensioni per riflettere e considerare le atrocità. Una storia di fantasmi con un bambino aggiunge un “ulteriore effetti di giro di vite”, nel senso che la storia, già di per sé horror, per la presenza di un bambino – per il contrasto sottolineato in apertura di questo scritto – si arrichisce ancora di più di tensione e paura. Il doppio, quindi, se i bambini sono due così come i fantasmi). 
“E’ ovvio che due bambini equivalgono a due giri di vite”.
Il massimo della paura, quindi.
La vite si conficca. Penetra e fa male. Ma fissa. Consolida. Il suo metallo si immerge dentro le anime, rapendole nella spirale della sua filettatura. Una spirale di male, presenze, ombre inquietanti e su tutte danza – con passo leggero da infida ballerina armata di stiletto – la morte che arriva, come nella vita, quando meno la si aspetta.
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ISBN 9788817170536
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